WILLIAM RICHARD LETHABY

Architettura, Misticismo, Mito Del tempio del Cielo e dei tabernacoli della Terra

NOTA DELL’EDITORE

Architecture, Mysticism and Myth (1891) è stato originariamente pubblicato a Londra da Percival & Co. e ha costituito il primo grande studio teorico della nostra epoca trattante l’architettura come un insieme significante di simboli, non alla stregua di un sistema astratto di elementi meramente estetici. Segnalato da René Guénon (cfr. «Encadrements et labyrinthes», in «Études Traditionnelles», n. 263, ottobre-novembre 1947, p. 306, n. 2) per aver riunito un gran numero d’interessanti informazioni sul simbolismo architettonico, pur rammaricandosi che l’autore non fosse pervenuto a individuarne il significato più profondo, riteniamo che questo volume possa oggi divenire profittevole per il lettore finalmente dotato degli strumenti per svolgere in proprio tale indagine da una prospettiva tradizionale, a seguito dell’opera di chiarificazione dottrinale del metafisico francese (e, per quanto riguarda l’ambito specificamente artistico, di Ananda Kentish Coomaraswamy), ancora di là da venire all’epoca in cui Lethaby intraprese le sue ricerche.

PRESENTAZIONE (dall’Introduzione dell’autore)

«Dietro ogni stile architettonico vi è uno stile precedente, nel quale va trovata l’origine di ogni forma; tranne che nel caso di alcune trasformazioni che possano figurare come conseguenza di nuove condizioni, o di un pensiero completamente innovativo nel campo della religione, il resto è la lenta mutazione dello sviluppo, ed è quasi impossibile indicare con esattezza il momento dell’invenzione di una determinata usanza o carattere. Più volte è stato messo in rilievo come gli antichi esempi di costruzioni in pietra continuino a ripetere le forme utilizzate nelle costruzioni in legno a esse precedenti: ed è sempre così.

Ebbene, quali sono, mi chiedo, i princìpi primi, fondamento di ogni architettura, che a essa hanno dato forma? Essenzialmente sono tre: in primo luogo, i bisogni e i desideri, dappertutto simili, degli uomini; in secondo luogo, per quanto riguarda la struttura, le necessità imposte dai materiali e dalle leggi fisiche della loro edificazione e combinazione; in terzo luogo, relativamente allo stile, la natura. In fine, di questo mi propongo di scrivere: dell’influenza dei fatti noti o immaginati dell’universo sull’architettura, della connessione tra il mondo come struttura e l’edificio, e non solo dei dettagli della natura e degli ornamenti dell’architettura, ma del tutto — del tempio del Cielo e dei tabernacoli della Terra.

“Qualcuno ha mai trovato la risposta al perché”, si chiede Lillie nel suo Buddhism in Christendom, “solo i rappresentanti moderni degli iniziati agli antichi misteri dovrebbero dedicarsi interamente ai mestieri del muratore e del costruttore? E qual è la connessione tra il regno del paradiso e la semplice calce, la squadra e la cazzuola? La massoneria esoterica si occupava, in realtà, del tempio costruito senza il frastuono del martello, dell’ascia, o di qualsiasi altro attrezzo di ferro. Tale tempio è, di fatto, il tempio dei Cieli, il Macrocosmo”.

Sarà necessario non soltanto esaminare l’architettura nei suoi stessi monumenti, ma anche le affermazioni dei contemporanei su di essi, le narrazioni relative agli edifici, e finanche la mitologia dell’architettura, poiché una tale mitologia esiste».

L’AUTORE

William Richard Lethaby (1857-1931) è stato un architetto e teorico inglese, il cui insegnamento ha influenzato l’arte della costruzione, il restauro e la didattica per tutta la prima metà del secolo XX. Membro di spicco della Society for the Protection of Ancient Buildings, divenne amico personale dei pionieri del movimento Arts and Crafts, William Morris e Philip Webb, insieme ai quali, nel 1884, fu cofondatore della Art Workers’ Guild (organizzazione che arrivò a presiedere come Maestro nel 1911). Ottenuta la prima cattedra di Design al Royal College of Art nel 1901, l’anno successivo fu nominato Preside della Central School of Arts and Crafts, che egli stesso aveva contribuito a fondare una dozzina di anni prima. Nel 1906, sulle orme di Christopher Wren, divenne Surveyor of the Fabric dell’abbazia di Westminster, a partire da quest’epoca dedicandosi in via esclusiva all’attività accademica concernente la ricerca e lo studio dell’architettura e del design.

Tra i suoi contributi intellettuali, ricordiamo The Church of Sancta Sophia, Constantinople: A Study of Byzantine Building (1894, con Harold Swainson), Mediæval Art: From the Peace of the Church to the Eve of the Renaissance, 312–1350 (1904), Westminster Abbey & the King’s Craftsmen: A Study of Mediæval Building (1906), Architecture: An Introduction to the History and Theory of the Art of Building (1912), Form in Civilization: Collected Papers on Art and Labour (1922), Philip Webb and His Work (1935).

SOMMARIO

Presentazione (di Guglielmo Bilancioni): William Richard Lethaby: il Cosmo dei Costruttori – Prefazione – Introduzione – Il tessuto del mondo – Il microcosmo – Il quadrato – Al centro della Terra – L’albero dei gioielli – Le sfere planetarie – Il labirinto – La Porta d’oro del Sole – Pavimenti come il mare – Soffitti come il cielo – Le finestre del paradiso e i trecentosessanta giorni – Il simbolo della creazione.

VESTE TIPOGRAFICA

Formato 22,5 cm x 15,3 cm; copertina in cartoncino vergato Cordenons “Dalì” perla 285 gr. (con alette da 8,9 cm); pagine in carta “Palatina” avorio 120 gr.; brossura cucita a filo di refe.

SCHEDA

William Richard Lethaby, Architettura, Misticismo, Mito: Del tempio del Cielo e dei tabernacoli della Terra, a cura di Guglielmo Bilancioni, Harmonia Mundi, Torino 2023, 292 pagine (grande formato e immagini).

collana GRANDI MONOGRAFIE, titolo n. 4

Tiratura limitata di 100 copie private riservate agli Associati, non destinate alla filiera distributiva, stampate su licenza delle Edizioni Pendragon® (via Borgonuovo 21/a – 20145 Bologna), tutti i diritti riservati.


QUARTA DI COPERTINA

La storia dell’architettura, come viene comunemente presentata, con la teoria delle sue origini nell’uso, dalla capanna e dal tumulo, e con gli ulteriori sviluppi in quel senso — l’adattamento delle forme in relazione alle condizioni del luogo — l’argilla della Mesopotamia, il granito dell’Egitto o il marmo della Grecia — è piuttosto la storia del costruire: potrà essere «architettura», nel senso in cui usiamo così spesso la parola, ma non sarà l’Architettura, che è la sintesi delle belle arti, il punto d’incontro di tutte le tecniche.Come i colori sono gli strumenti della pittura, così la costruzione non è che il veicolo dell’architettura, la quale rappresenta invece il pensiero dietro la forma, pensiero diventato organismo e realizzato al fine di manifestarsi e di tramandarsi. L’architettura, dunque, pervade la costruzione, non solo per soddisfare i semplici bisogni del corpo, ma quelli, complessi, dell’intelletto. Con ciò non intendo affermare che possiamo così distinguere tra l’architettura e l’arte del costruire, nelle qualità in cui s’incontrano e si sovrappongono, bensì che, sommando tali qualità e considerando la polarità del complesso delle stesse, mentre queste mirano alla risposta del pensiero futuro, quelle mirano invece alla soddisfazione dei bisogni del presente; sebbene non ci sia né capanna né tumulo, per quanto primitivi o rozzi, in cui non si presenti un tratto aggiunto in nome del pensiero, l’architettura e il costruire sono sempre distinte come idee: l’anima e il corpo. Dobbiamo anche distinguere fra i diversi modi in cui si presenta questo pensiero. Alcuni erano inconsci e istintivi, come il desiderio di simmetria, del levigato, del sublime, e di altre simili qualità meramente estetiche, che possono essere serenamente attribuite alla vera architettura; altri modi erano immediati e pedagogici, la cui eloquenza era il frutto di una realizzazione più o meno perfetta, o era frutto dell’impiego di un codice di simboli, accompagnato dalle tradizioni che lo spiegavano. Così, lo scopo principale e la responsabilità preminente dell’architettura sacra — e tutta l’architettura, tempio, sepolcro, palazzo, in antico, era sacra — si congiungono con i pensieri di un popolo su Dio e sull’universo.

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About WILLIAM RICHARD LETHABY

William Richard Lethaby (1857–1931) è stato un architetto e teorico inglese, il cui insegnamento ha influenzato l'arte della costruzione, il restauro e la didattica per tutta la prima metà del secolo XX. Membro di spicco della Society for the Protection of Ancient Buildings, divenne amico personale dei pionieri del movimento Arts and Crafts, William Morris e Philip Webb, insieme ai quali, nel 1884, fu cofondatore della Art Workers' Guild (organizzazione che arrivò a presiedere come Maestro nel 1911). Ottenuta la prima cattedra di Design al Royal College of Art nel 1901, l'anno successivo fu nominato Preside della Central School of Arts and Crafts, che egli stesso aveva contribuito a fondare una dozzina di anni prima. Nel 1906, sulle orme di Christopher Wren, divenne Surveyor of the Fabric dell'abbazia di Westminster, a partire da quest'epoca dedicandosi in via esclusiva all'attività accademica concernente la ricerca e lo studio dell'architettura e del design. Tra i suoi contributi intellettuali, ricordiamo The Church of Sancta Sophia, Constantinople: A Study of Byzantine Building (1894, con Harold Swainson), Mediæval Art: From the Peace of the Church to the Eve of the Renaissance, 312–1350 (1904), Westminster Abbey & the King's Craftsmen: A Study of Mediæval Building (1906), Architecture: An Introduction to the History and Theory of the Art of Building (1912), Form in Civilization: Collected Papers on Art and Labour (1922), Philip Webb and His Work (1935).